di Alberto Pucci
Come avevo accennato nella prima parte di questo studio[1], le variazioni grafiche dei toponimi sono molteplici, sebbene si riferiscano allo stesso termine. La causa di ciò è facilmente spiegabile con il diverso grado di istruzione dei relatori, i quali erano incaricati dalle comunità locali di redigere un primo resoconto dei possedimenti dei vari residenti. Il funzionario granducale, al termine della raccolta dei dati, nella compilazione della redazione finale, avrebbe dovuto correggere gli eventuali errori di ortografia e di nomenclatura. Ciò, tuttavia, tranne che in pochi casi, avrebbe implicato di ricominciare da capo il censimento, per cui spesso il toponimo veniva lasciato così come era stato riportato dai rappresentanti del luogo. L’essenziale era che il nome del podere in questione fosse riconosciuto dalla collettività e trovasse riscontro negli eventuali registri precedenti.
Consultando gli estimi del 1665 e del 1730 ho potuto constatare che i nomi dei luoghi in cui le famiglie di quegli anni avevano vissuto sono in gran parte ancora utilizzati, sebbene le parole siano state spesso scritte in modo più o meno diverso[2]. Una minima parte delle denominazioni, invece, non trova oggi più alcuno riscontro e si è persa nel tempo.
Fra i toponimi di uso tuttora corrente registrati senza variazioni grafiche vi sono Acereta, Albereta, Alberete, Campaccio, Carlina, Casa Biolchi, Casaccia, Casetta, Casone, Cerreta, Crocetta, Due Vie, Fontanaccia, Fontanina, Fonte del Casone, Fornelli, Insedite, Lastruccia, Monte Lavacchio, Monticelli, Pastinesi, Piaggia, Piana, Pianacci, Piani, Piano, Poggio, Prati, Puntone, Roncacci, Ronchi, Ronco, Sotto gli orti, Torre, Traversina, Traversine, Valchiera (Valchiera di Lentula detta anche Casa Zoppi), Vergine, Viaccia[3].
Molti nomi di luogo sono stati scritti in modo sia uguale all’attuale che differente. In quest’ultimo caso sono comunque riconducibili con abbastanza certezza a quelli moderni (espressi qui fra parentesi): Aqua, Acqua, Prato dell’Aqqua, (Acqua); Alberete, Albarete, Ronco dell’Albarete (Alberete); Bascio fondo (Bacìo di fondo); Bora, Borra (Bora); Bore, Borre (Bore); Borone, Borrone, Borroncino, Borroncini (Borrone); Bosco (Casa al Bosco); Campo di Bozzolo (Bozzolo); Casa (Ca’); Poggio della Cammillona (Camillona); Campo del Ri, Campo del Rio (Campoderì); Capitagna, Capitagnia (Capitània); Prato di Bartolo, Prato di Bartolomeo (Casa Bartolo); Casa Antonio, Casa di Antonio (Casantonio); Casa Frabetti, Poggio de Fabretti, Casa Fabbretti (Casa Fabbretti); Casolina, Caselina (Casellina); Cigno (Cigni); Cinghiarotti, Cingiarotti (Cinghierotti); Coloreto (Colorè); Costa, Coste, Costi (Costa); Felitione, Felicione, Felitioni, Filicione, Vetta di Felitioni (Feliccione); Fontana di Biolchi(Fontana de’ Biolchi); Fonte, Sopra la fonte (Fosso della fonte); Alimentra (Limentra); Amerugine, Merugi, Merugine, Meruggi, Meruggine (Meruggi); Mulinaccio (Molinaccio); Piaggia de Pavoni (Pavoni); Pianelli, Bianelli (Pianello); Capanna (Poggio alla Capanna); Piaggie, Piagge (Piagge); Pigoni, Pigone (Pigoni); Prato dell’oca (Pra’ dell’Oca); Padicioli, Pradiccioli, Praticioli, Praticcioli (Praticcioli); Rena, Riposatoia, Riposatoio (Rena detta anche Riposatoia); Riporcini (Fosso de’ Riporcini); Roncho Sambucano, Ronco Sambucano (Ronco di Sambucano); Rovina (Rovina dell’Oriolo); Sasso lungo, Sasso longo (Sassolungo); Sopra il poggio (Sopralpoggio o Bellavista); Spiaggia, Spinaggia (Spiaggia); Taglata, Tagliata, Taliata (Tagliata); Tanarella della Volpe, Tana della volpe, Sopra la Tana della volpe (Tana o Tana della volpe); Valgheretta, Valgaretta (Valgheretta); Veloto, Voloto, Volotto, Valoto (Volotto).
Alcuni termini, invece, sono paragonabili a quelli odierni con più difficoltà. Fra questi vi sono Arsiceta, Arsiccieta, Arsicceta (Arciceda); Bagio, Bacìo, Albagio, Basgio, Albasgio, Al bagio, Al bascio, Al basgio (Bagìo); Cingi di Corbi, Cigno de Corvi, Cigno de Corbi, Cigni de Corvi (Cignicoveri); Ciliegia, Ciresia, Campo della Ciliegia, Cilesga, Cilesa, Ciresa, Ciresia, Ciresgia, Cilegia, Cilega, Cilesga sopra casa, Cilesga sotto casa, Poggio della Cilegia (Ciliegia); Fontana, Prato della Fontana (Fontane); Forrabennio, Forra Bernio, Forrabergo (Forabèrnio); Poggio del Bergi, Poggio de’ berci, Poggio de Berci (Fosso del Bèrcio); Casa Fracassi, Fracasci, Piaggie a Casa Fracassi, Piagge a Casa Fracassi (Fosso del Fracascio o Fosso della Torraccia); Rio di Canati, Ridicanati, Ricanato, Piaggie di Ricanati, Piagge di Rio di Canati, Piagge di Rio di Canato, Ricanati (Fosso di Ricanà o Fosso delle Buche); Voltangari, Valtangari, Valantagari, Voltangari, Fontana di Valtangari, Realtangari (Fosso di Valtanghera); Piaggia del lastrone, Lastrone (Piagge delle lastre); Poggio di Ronco Sambucano (Poggio di sotto); Campo di Sandretto (Sandrello oppure Sandretta); Sassigieta, Sasseta (Sassicheta); Serra (Traserra); Campo alle vignie, Campo alle vigne (Vigne di Torri).
Le denominazioni che oggi non trovano più un raffronto preciso, probabilmente perché connotate con vocaboli generici oppure perché indicate con il nome di una famiglia che poi si è estinta, sono Acino; Noce, Campo alla Noce, Campo della Noce; Casa Carlai, Casacalai, Casa Calai; Casa di Civolo, Casa Cioli, Casa di Ciolo, Casa Ciolo, Ciolo, Casaciolo; Casa Dea; Casa Gilardi, Casa di Ghelardo, Casa di Gherardo, Casa di Gilardo, Casa di Gilando; Casa di Pego; Casa la Pasqua; Castagnietino, Castagnetino; Piaggia del mulino.
Da notare, infine, che i possedimenti potevano confinare non solo con altre proprietà, ma anche con limiti dovuti all’uomo: orto della casa, cortile della casa, strada, strada comune, via o alla natura: fiume, fosso, fossato, botro[4], boro[5]. In questi casi, tranne poche eccezioni, poiché manca il nome proprio per identificarli, risulta difficile riconoscere a quale località si riferiscono.
Oltre ai cognomi delle famiglie, al lavoro da loro svolto e al reddito prodotto, conosciamo dunque anche i luoghi nei quali quelle persone avevano lavorato o vissuto. Tutti questi toponimi, presenti solo in minima parte sulle moderne carte topografiche, fanno parte integrante di una memoria collettiva ancora viva e presente nel tessuto sociale di questo piccolo paese della montagna. Continuare la tradizione orale significa perpetuare la storia e ritornare con la mente ai suoi protagonisti.
A. Pucci, Torri negli ultimi anni del governo mediceo. Gli estimi del 1665 e del 1730 (seconda parte), “Nuèter”, XLV, n.89, Porretta Terme, Gruppo di studi alta valle del Reno, giugno 2019, pp.74-76.
[1] A. Pucci, Torri negli ultimi anni del governo mediceo. Gli estimi del 1665 e del 1730 (prima parte), “Nuèter”, XLIV, n.87, Porretta Terme, Gruppo di studi alta valle del Reno, giugno 2018, pp.97-108.
[2] Archivio di Stato di Pistoia, Catasto Granducale, 793, Estimo di Torri del 1665; Archivio di Stato di Firenze, Decima Granducale, 7748, Estimo di Torri del 1730; Archivio di Stato di Pistoia, Catasto Granducale, 794, Estimo di Torri del 1730.
[3] Per l’ubicazione moderna delle località si rimanda al Dizionario Toponomastico del Comune di Sambuca Pistoiese, a cura di N. Rauty, Pistoia, Società pistoiese di storia patria, 1993, alla voce corrispondente.
[4] Fossato in cui scorre o ristagna l’acqua (da bothros = fossa).
[5] Piccolo torrente o fosso dal letto profondo e scosceso che viene giù dal bosco o attraverso i campi.