di Luca Guerriero
Il primo documento è una « satira » scritta da Giuseppe Matteoni, nonno di mio nonno Diletto Matteoni da Casantonio.
Giuseppe Matteoni, nato probabilmente tra il 1855-1865, concorreva alla carica di consigliere comunale insieme al nonno di Don Anselmo della Ciliegia, di nome Peppe d’Anselmo.
Questo mio antenato abitava nel gruppo di case Matteoni a Casantonio.
Le mie fonti mi dicono che Giuseppe, detto Peppetto (i Matteoni di Casantonio erano tutti piccoli), era soprannominato « il poetino », per le ragioni che potete immaginare. Come mestiere faceva il falegname o più precisamente il bottaio (la botte e i tini erano fabbricazioni tipiche delle nostre montagne).
La sua bottega era situata nell’attuale cucina e dove c’é ora il camino c’era una larga porta.
Don Anselmo, deceduto circa 15-20 anni or sono, faceva parte di una famiglia della Ciliegia tradizionalemente legata alla Chiesa quindi, all’epoca di suo nonno, una famiglia agiata rispetto ai semplici boscaioli.
Fu eletto Peppe d’Anselmo e a Peppetto non rimase altro che mettere in strofe il suo disappunto :
Quando fiocca la neve di gennaio
Che al Casone serra la via
Non darete la colpa a Tizio e a Caio
Come solea fare Gianni e Isaia *
Ma se un bastone prendesse il fornaio
E pretendesse di mandarvi via
Fate ricorso al vostro consigliere
Che é ricco da darvi da mangiare e bere
……………… (ci sono almeno altre due rime che non conosco)
……………….
E con la faccia sua severa e scura
Sembra Melek nell’infame guerra.
*Gianni e Isaia erano due fratelli della nonna di Giusto Biolchi, il nonno di mia moglie Veronica Biolchi.
Le mie due fonti sono orali, si tratta di mio nonno Matteoni Diletto e di Giusto Biolchi.
Le due fonti dicono la stessa cosa quindi, come direbbe uno storico, sembrano attendibili.
Sono sempre stato appassionato di Torri e del suo passato ed ho sempre amato parlare con i vecchi di Torri e specialmente con questi miei nonni.
La satira mi è stata detta oralmente e è stato un piacere impararla a memoria, soprattutto se scritta da un antenato.
Ora, dopo 4 generazioni, essa ricompare per scritto, anche se menomata.
***
Il secondo documento riguarda una poesia sotto forma d’indovinello. Se la poesia del mio antenato è sicuramente inedita questa è probabilmente conosciuta.
Me la recitò e scrisse Biolchi Giusto, nato a Torri il 7 aprile 1901 e morto in Francia nel 1996, dotato di molta memoria e di altrettanta saggezza.
Dotato di buona memoria e di una bella voce, in gioventù Giusto cantava di poesia, come si usava fare ai suoi tempi durante il lavoro nei boschi, intorno ai fuochi nei seccatoi in autunno e in tutte le occasioni di ritrovo. Un’usanza morta con i tempi.
Giusto ha lasciato scritte le poesie cantate da giovane, molte delle quali sono conosciute :
- L’orrendo delitto di Rubine e Argia
- I dieci comandamenti
- Il contadino e il fiorentino
- L’indovinello
Ques’ultima, l’Indovinello, forse non è poi così conosciuta e mi sono proposto di riscriverla :
Dimmi da dove venne il primo uccello
Dimmi da dove venne il pappagallo
Dimmi chi insanguino il primo coltello
Dimmi chi commise il primo fallo
Dimmi chi domò il primo vitello
Dimmi chi cavalcò il primo cavallo
Dimmi chi portò la prima soma
Dimmi chi pose il primo sasso in Roma.
Dalla Sardegna venne il primo uccello
Dall’Egitto venne il pappagallo
Caino insanguino il primo coltello
Adamo commise il primo fallo
San Crespino domò il primo vitello
San Giorgio cavalcò il primo cavallo
Il ciuco la portò la prima soma
E Romolo e Remo fabbricarono Roma.