La “Procaccia” di Torri

di Paolo Gioffredi

Leggiamo sullo Zingarelli: «Procàccia: Chi, spec. un tempo, si incaricava, dietro compenso, di fare commissioni o di trasportare merci, lettere, pacchi da un luogo all’altro».
Anche nella Sambuca esistevano i procaccia: portavano, a piedi, la posta dall’ufficio centrale di Taviano a tutti i paesi del comune.
Era un lavoro duro: si lavorava tutti i giorni compresa la domenica, con qualsiasi tempo e stagione, con il sacco della posta sulle spalle. Era un lavoro anche pericoloso: per tale motivo i procaccia erano obbligati a fare una assicurazione personale.


Da Taviano, la posta veniva trasportata a Treppio, percorrendo una lunga e ripida mulattiera saliva a Caviana: oltrepassato il crinale, nei pressi del luogo ora detto La Memoria, scendeva a Collina, quindi a Treppio. Almeno tre ore di cammino: il procaccia Antonino faceva il tratto Taviano-Treppio due volte al giorno. Di lui si ricorda che gli anni trascorsi a passare il valico della Collina di Treppio avevano lasciato il segno: il gelido vento dell’alpe gli aveva ‘corroso’ le orecchie.

Il servizio di Procaccia fra Taviano e Treppio, terminò a metà degli anni Trenta a seguito dell’ apertura della strada rotabile che collegava il paese della Limentrella con Badi e Taviano ed il successivo arrivo della corriera, che oltre ai passeggeri, trasportava anche il sacco della posta.
Il trasporto a spalla della posta continuò nel tratto compreso fra Treppio e Torri, centri che distano quasi due ore di impegnativo cammino.
Fortunato Palmieri ricorda di aver fatto anche lui questo lavoro: trasportava la posta a Torri ove suo padre Diletto era titolare dell’ufficio postale. Successivamente furono procaccia Rigo Antonini e Ines Matteoni, entrambi di Torri. Quest’ultima ha svolto il srvizio dal 1921 al 1955. Il servizio di procaccia, a piedi, è continuato per Torri fino al 1965.

A Torri, poi, c’era un portalettere.
I meno giovani ricordano Bettina Antonini che distribuiva la posta in tutti centri della valle della Limentra orientale escluso il Monachino, ove il servizio veniva effettuato solo due volte alla settimana.
In quel periodo la corrispondenza era tanta; c’era un fitto scambio di lettere ad esempio fra le famiglie residenti ed i giovani in servizio di leva e i congiunti emigrati in Maremma per lavori stagionali come boscaioli o pastori. Il sacco del procaccia era sempre pieno e molto pesante. Come se non bastasse i torrigiani ordinavano al procaccia l’acquisto di generi vari, non rinvenibili nel loro paese.

Relativamente ad Ines Matteoni il quindicinale “Gente della Montagna”, del 23 giugno 1958 pubblicava un articolo dal titolo: Premiamo l’operosità montana: La postina di Torri: 63.852 Km in 34 anni per servire la collettività. «Questa umile e tenace montanara, benché sia minorata nella vista sin dalla nascita, ha percorso giornalmente 20 Km recando sulle spalle una media di circa 10 Kg tra pacchi, stampe, corrispondenza e generi diversi. Poiché Torri è sprovveduto di telegrafo, di macelleria e di negozi di generi di prima necessità, oltre al compito specifico del recapito della posta, Ines Matteoni, ha provveduto di volta in volta ad avvisare il medico e la levatrice, a portare la carne per gli ammalati, e tante altre incombenze per il bene degli sperduti abitanti del suo paese. Tutti coloro che si sono rivolti a lei hanno sempre avuto quanto era loro necessario, perché la postina non ha mai lesinato in sacrifici. Bagnata, infangata, fradicia di sudore per aver compiuto spesso la mulattiera con la neve sino alle ginocchia, ma lieta di essere utile ai suoi compaesani che oggi la giudicano una donna veramente eccezionale, un simbolo, una creatura di rara umanità».

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