Oggi parliamo di…….Sonda lambda(la seconda)

di Alessandro Ancarani

L’utente medio conosce poco la sonda lambda prima del catalizzatore.
La considera una cosa ostile, sconosciuta, una diavoleria inventata per complicargli la vita e fargli spendere un sacco di soldi quando si rompe.
Sulla seconda lambda, quella post catalizzatore, ne sa ancora di meno e spesso regna il buio totale, l’ignoto assoluto.
Ed è un errore perchè la seconda sonda lambda è importante quanto la prima se non addirittura di più.
Vediamo perchè.
Abbiamo scoperto, in una altra discussione dal titolo (sonde lambda e catalizzatore), come la sonda lambda precatalizzatore serva alla centralina per regolare la carburazione del motore e far funzionare bene il catalizzatore.
Riassuntino.
La sonda lambda informa la centralina quando la carburazione è grassa e la centralina comincia a smagrire.
Una volta che la carburazione è magra la centralina comincia ad ingrassare la carburazione.
Questo palleggiamento serve per tenere la carburazione attorno ai valori stechiometrici ottimali e a far funzionare al meglio il catalizzatore.
Ma il catalizzatore con il tempo si può deteriorare e non svolgere più il suo compito.
Abbiamo visto che durante la fase di magra il catalizzatore accumula ossigeno(oxigen storage) che utilizza nella fase di grassa per ossidare gli incombusti e il monossido di carbonio.
Quando il catalizzatore invecchia perde la capacità di immagazzinare ossigeno per cui quest’ultimo passa nei gas di scarico seguendo un ritmo simile a quello in ingresso, ovvero molto ossigeno (fase di magra) e poco ossigeno (fase di grassa). Quanto più invecchia il catalizzatore quanto più i gas e l’ossigeno in uscita assomigliano sempre di più ai gas in ingresso.
A questo punto la centralina si accorge che il catalizzatore è andato ed accende la spia MIL con errore P0422 (Main Catalyst Efficiency, Below Threshold).
La seconda sonda lambda serve appunto per controllare il catalizzatore ed è obbligatoria dalle EURO3 in poi.
Analizziamo il comportamento.
Mentre la sonda lambda precat oscilla con regolarità tra valori compresi fra 0,2 e 0,9 volts rispecchiando le oscillazioni che compie la concentrazione di ossigeno nello scarico, la seconda sonda lambda rimane pressochè fissa o oscillando molto lentamente tra valori compresi tra 0,6 e 0,8 volts. Questo sta a significare che dopo il catalizzatore di ossigeno libero ce ne è rimasto poco e quindi tutto è stato usato per degradare le sostanze nocive.
Tutto sembra finire qui, ma in realtà il bello(e l’importante) deve ancora venire.
Abbiamo visto come la sonda lambda precat serve a controllare la carburazione, specialmente in close loop, ovvero quando la centralina ECU della macchina usa la sonda lambda per ottimizzare la carburazione. Questo si chiama close loop corto del controllo della carburazione. Ma questo palleggiare veloce non è molto preciso e la centralina deve fare i salti mortali per starle dietro. A questo punto la centralina ha anche un controllo chiamato close loop lungo che usa le lente oscillazioni della sonda postcat per aggiustare finemente la carburazione e la mappa di iniezione ovvero i fuel trim.
Quando abbiamo visto i fuel trim, abbiamo visti che si sono i correttori brevi o veloci che oscillano abbastanza velocemente e ci sono i correttori lunghi o lenti che invece variano con una lentezza maggiore.
Bene, i correttori brevi fanni riferimento soprattutto, ma non solo, alla sonda precat, i correttori lenti fanno riferimento soprattutto, ma non solo, alla sonda postcat.
Se i valori della sonda postcat rimangono bassi(diciamo attorno a 0,6 volts) vuol dire che c’è rimasto molto ossigeno quindi la carburazione è magra, viceversa se i valori sono alti(attorno ai 0,8 volts) vuol dire che la carburazione è grassa.
E la centralina piano piano si adatta alla situazione.
Questo apre tutta una serie di considerazioni interessanti.
Primo. Se la sonda postcat funziona male anche la carburazione alla lunga ne risente.
Secondo. Se il catalizzatore funziona male anche la carburazione ne risente.
Mentre nelle EURO2 che il catalizzatore ci sia o meno e che funzioni bene o male non interferisce con la carburazione, dalle EURO3 in poi il catalizzatore influisce e non poco sulla carburazione.
Questo vuole anche dire che se uno vuole eliminare il catalizzatore(cosa proibita e punita pesantemente dalla legge) della EURO2 non deve fare altro che rimuoverlo e vivere contento finchè la polizia non gli sequestra la macchina, nella EURO3, e successive, togliere il catalizzatore (in attesa del sequestro del mezzo) richiede una sofisticatissima operazione di emulazione della seconda sonda lambda pena prestazioni non ottimali del motore. Addirittura usando opportuni emulatori regolabili è possibile cambiare la carburazione della macchina solo variando i valori di uscita dell’emulatore della seconda sonda lambda. Impostando l’emulazione con valori magri sempre attorno a 0,6 volts(ovvero obbligando la centralina ad ingrassare forzatamente), cavando il catalizzatore e il filtro dell’aria la vettura, con poca spesa, mette insieme una grinta niente male. Niente di eccezionale, ben inteso, ma comunque avvertibile.
Torniamo a cose più utili e soprattutto regolamentari.
La seconda sonda lambda della Niva è una normalissima sonda a 4 fili(due bianchi, che sono il riscaldatore, uno grigio, che è la massa, ed uno nero che è il segnale)da 0-1 volts come quella precat tanto che in caso di rottura si può tranquillamente sostituire con una sonda precat tagliando i fili e stagnando i fili vecchi e nuovi rispettando i colori, operazione obbligatoria perchè le due spine sono diverse.
Come controllare la seconda lambda.
La seconda lambda si controlla con il solito scanner da OBDII.
Impostando nel controllo parametri banco 1 sonda 2 si controlla come va.
Ovviamente a differenza della prima lambda non ci sono tempi di risposta grasso-magro e tempi di palleggio. In genere deve fluttuare con una frequenza di 1 ciclo ogni 60-80 secondi attorno a valori compresi fra 0,6 e 0,8 volts.
Se la fluttuazione è più frequente(1 ciclo ogni 10-15  secondi) e la tensione tende a calare di valore (ovvero 0,4-0,6 volts) vuol dire che il catalizzatore sta per esaurirsi. Tanto più il catalizzatore si esaurisce tanto più la seconda sonda ha un comportamento simile alla sonda precat.
Il riscaldatore deve avere una impedenza a caldo di 8-13 ohm.
Accortezze particolari non ce ne sono.
Essendo dopo il catalizzatore eventuali inquinanti(piombo, silicone, glicole etilenico etc etc) si fermano prima nel catalizzatore e agiscono sulla seconda sonda solo quando il catalizzatore è rotto od esaurito.
Attenzione come sempre agli urti, non deve cadere mai, ma anche ai fili, perchè essendo dopo il catalizzatore si trovano spesso a subire strappi da parte di rami, rocce etc etc specialmente se si fa del fuoristrada impegnativo.
Insomma, vogliamo bene anche alla bistrattata e dimenticata seconda sonda lambda che fa bene il suo lavoro consentendoci di guidare inquinando e consumando meno.
Buona seconda lambda a tutti.

Sostituire l’olio al motore

Di : Riccardo Altamura

Introduzione e scelta del tipo di olio

Sostituire l’olio al motore della Niva è un’operazione molto semplice e assolutamente alla portata di chiunque e, se la sostituzione ve la fate da soli, vi farà risparmiare un po’ di soldi in termini di manodopera, diciamo da un minimo di 10 euro in su, a seconda dell’onestà del vostro meccanico.

L’olio va sostituito almeno ogni 10.000 Km. ed insieme all’olio motore è buona regola sostituire anche il filtro dell’olio, ma veniamo nel dettaglio di cosa abbiamo bisogno prima di procedere.

Come primo consiglio è quello di acquistare un buon olio lubrificante perché va a tutto vantaggio dell’efficienza e della durata del motore, non lesinate sulla qualità.

Come olio è consigliato usarne uno del tipo sintetico; mentre per quanto riguarda la sua gradazione la scelta va in base alla zona (intesa come area geografica), di utilizzo ed in base alla stagione.

Di seguito una tabella riassuntiva dove nella colonna di sinistra è riportato il grado di viscosità consigliata; mentre in quella di destra è indicata la rispettiva temperatura ambientale del periodo di utilizzo.

Grado di viscosità

SAE

Campo di temperatura

Da .. a .. °C

5W – 20 Da -40 a -10
5W – 30 Da -40 a +10
5W – 40 Da -40 a +20
5W – 50 Da -40 a  +10 / +20
10W – 30 Da -30/-20 a +30
10W – 40 Da -30 a +40
10W – 50 Da -30 a +50
15W – 40 Da -22/-15 a +40
15W – 50 Da -22 a +50
20W – 40 Da -10 a +40

Nel  nostro paese (Italia) le gradazioni più utilizzate sono quelle con il grado di viscosità 10W-40 e 15W-40, le quali hanno un’ escursione di utilizzo termico ambientale consono al clima del paese stesso.

Per quanto riguarda il filtro dell’olio, di marche idonee ce ne sono molte, di seguito le principali da richiedere al vostro ricambista di zona:

FIAT 46805829
MANN & HUMMEL W914/2
FAM PH5112
MAHLE OC4
PURFLUX LS149
FIAAM FT5103
FRAM PH9732

Attrezzatura

Passiamo ora a vedere quali sono gli attrezzi necessari per effettuare questa operazione:

– 1          CHIAVE (a cricchetto) DEL 13

– 1          CHIAVE (a cricchetto) DEL 8

– 1          CHIAVE A BRUGOLA DEL 12

– 1          CHIAVE INGLESE DEL 12

– 1          CARAFFA GRADUATA

– 1          CONTENITORE PER RACCOGLIERE L’OLIO VECCHIO

Procedimento

Il cambio dell’olio si può effettuare anche senza alzare l’auto da terra, ma ovviamente l’operazione in questo caso sarà un po’ scomoda, meglio se posizionate la vostra Niva su un ponte idraulico, oppure sollevandola un po’ da terra mettendo le ruote su quattro rispettive rampe.

Per prima cosa andrà smontato in parte il para-coppa che fa, appunto, da protezione al basamento del motore, andrà tolta la parte anteriore centrale, e di seguito quella posteriore centrale, utilizzando per tutte e due la chiave del 13.

A questo punto, dovete togliere la protezione più piccola che si trova a sinistra (tenendo conto come se foste seduti al posto di guida) utilizzando la chiave del 8, la protezione avvitata sulla destra, per questo tipo di intervento, non è necessario toglierla.

Immagine

Ora posizionate sotto la coppa dell’olio un recipiente per raccogliere l’olio vecchio che andrete a scaricare, successivamente con la chiave a brugola del 12 dovete svitare il tappo di chiusura dello scarico, se non riuscite con la sola chiave a brugola, aiutatevi facendo forza con una chiave del 12 innestata sulla stessa chiave a brugola.

DSC00877                       DSC00879

Tolto il tappo, l’olio incomincerà ad uscire, attendete qualche minuto fino a quando vedete che non ne scenderà più.

A questo punto dovete sostituire il filtro dell’olio (è quel cilindro che vedete avvitato sul lato sinistro del motore appena sopra la coppa dell’olio), si dovrebbe svitare con le mani, applicando una certa forza, magari usandole tutte e due, se però non dovesse svitarsi, potete utilizzare una chiave apposta chiamata appunto “chiave svita filtro”.

DSC00882

Appena vedete che di olio non ne esce più, avvitate un nuovo filtro, stringendolo con la forza delle sole vostre mani, non prima però di aver lubrificato con un po’ di olio la guarnizione del filtro stesso.

Avvitate anche il tappo di scarico sotto la coppa, anche quello stringendolo con la sola chiave a brugola, senza usare altre chiavi per aumentare la forza.

Ora è giunto il momento di immettere l’olio nel motore, da manuale la quantità è di 3,75 L., ma come consiglio, vi suggerisco di inserirne prima circa 3,2 L., poi, atteso un tempo ragionevole di qualche minuto, giusto per far scendere tutto l’olio nel basamento, verificate il livello attraverso l’astina di controllo.

                                                                            DSC00884     

     

Se dopo il primo riempimento di 3,2L. vedete che il livello è quasi arrivato alla tacca del massimo, non ne aggiungete per il momento dell’altro, all’inizio però verificate il livello ad ogni singolo viaggio che fate, anche breve, in modo da controllare che il livello si mantenga vicino  alla tacca del massimo, eventualmente raboccate.

Tenete presente che tra il livello minimo e massimo, indicato sulla stessa astina, significa una quantità di olio di 0,5 L.

Una volta verificato che dal tappo e dall’innesto del filtro non vi sono perdite di olio, potete procedere al rimontaggio delle protezioni del sotto motore.

 

 

Oggi parliamo di……Sonda Lambda (e secondariamente del catalizzatore)

di Alessandro Ancarani

Iniziamo subito con una precisazione.
“Oggi parliamo di sonda lambda” è un eufemismo.
Meglio sarebbe dire “quest’anno parliamo di sonda lambda”, tanto è smisurato l’argomento.
Sonde lineari, al tantalio, allo ziconio, a banda larga, UEGO, 0-1 volts, 0-5 volts, a un filo, a quattro fili, con riscaldatore, senza riscaldatore etc etc.
Ma visto che siamo nivisti parleremo di quelle che ci riguardano ovvero le sonde allo zirconio, 0-1 volts a quattro fili.
Che cosa è la sonda lambda?
La sonda lambda è una specie di naso che analizza i gas di scarico.
Ma non è che annusa tutto, annusa solo l’ossigeno, che per il nostro naso è quello che, per ironia della sorte, ha meno odore di tutti.
A cosa serve la sonda lambda?
Torniamo indietro.
Anzi molto indietro.
Nelle vetture moderne per ridurre le emissioni inquinanti si monta il catalizzatore che serve ad abbattere la stragrande maggioranza delle sostenze nocive.
Il tipo di catalizzatore più usato, anche sulla niva sia Spi che Mpi, è quello a tre vie.
Cosa vuol dire a tre vie?
Tre vie non vuole dire che ha tre tubi, cosa che molti credono(e non sto scherzando, anzi ci rimangono male quando scoprono che di tubi ce ne sono solo due uno di entrata ed uno di uscita)ma che tratta tre tipi di inquinanti.
Queste sostanze sono la CO, gli NOX e gli HC.
La CO è il monossido di carbonio, gli NOX sono gli ossidi di azoto e gli HC sono gli idrocarburi incombusti.
La CO (monossido di carbonio) è il risultato della combustione incompleta del carbonio che invece di arrivare allo stato finale di CO2 (anidride carbonica) si ferma ad uno stadio di parziale ossidazione.
La CO è molto pericolosa, per gli esseri viventi come l’uomo, perchè si fissa stabilmente con l’emoglobina dei globuli rossi del sangue impedendo il normale trasporto di ossigeno. Se in quantità elevata il soggetto muore per soffocamento ne più ne meno come se venisse strangolato.
Gli NOX sono gli ossidi di azoto. L’azoto(normale componente dell’aria che respiriamo nella percentuale dell 80%) può avere diverse configurazioni. In pratica gli ossidi di azoto(o anidridi dell’azoto) a contatto con l’acqua contenuta nell’atmosfera diventano acidi(acido nitrico, nitroso etc).
Queste sono sostanze molto corrosive e nocive per il nostro apparato respiratorio oltre che per l’ambiente(avete presente le statue delle grandi città che hanno il naso e le dita corrose?)
Ultimi, ma non meno pericolosi sono gli HC ovvero le molecole di idrocarburi che non sono state bruciate completamente. Sono sostanze molto reattive che interagiscono con il nostro corpo in una moltitudine di modi ma sempre creando danni strutturali oppure formando sostanze carcinogene(tumorali).
La quantità di queste sostanze nei gas di scarico dei motori endotermici varia in funzione della combustione.
Se la combustione avviene in mancanza di ossigeno(carburazione grassa) si formano maggiori quantità di CO e HC. Se la carburazione avviene in eccesso di ossigeno si formano molti NOX(classico dei motori diesel che sono combustioni sempre in ecceso di ossigeno). Come eliminare queste sostanze che sono normali prodotti della combustione dei motori endotermici?
Ci pensa il catalizzatore. La centralina fa oscillare la carburazione continuamente attorno al valore stechiometrico di 14,5/1 ovvero oscilla tra una situazione di leggermente grasso ad una di leggermente magro.
Durante la fase di carburazione magra il motore produce molti ossidi di azoto che giungono nel catalizzatore e vengono scissi in azoto molecolare N2 ed ossigeno O2 che viene trattenuto nel catalizzatore (azione di oxigen storage del catalizzatore). Durante la fase di carburazione grassa il motore produce molta CO(monossido di carbonio) ed HC(idrocarburi incombusti). Questi arrivano nel catalizzatore dove assorbono l’ossigeno immagazzinato(oxige storage) durante la fase di carburazione magra.
Il risultato finale è che gli ossidi di azoto vengno trasformati in azoto molecolare come l’80% dell’aria che respiriamo, la CO(monossido di carbonio) viene ossidata ad anidride carbonica come quella che c’è nell’aria che espiriamo dai polmoni, gli HC vengono ossidati in acqua e anidride carbonica.
Alla fine del processo di tutte le sostanze dannose che arrivano al catalizzatore rimangono solo azoto molecolare, anidride carbonica ed acqua. Che sono assolutamente innocue rispetto ai prodotti in entrata.
Ma il meccanismo funziona solo se la carburazione è stechiometrica ovvero l’aria, il comburente, è in proporzioni ottimali rispetto al carburante o meglio oscilla strettamente attorno al valore stechiometrico che per i motori a benzina è di 14,5 a 1(14,5 parti di aria per 1 parte di benzina).
E qui entra in azione la sonda lambda.
La sonda lambda è formata(per schemi) da due elettrodi di platino separati da un elemento di zirconio.
Un elettrodo è a contatto con l’aria atmosferica, l’altro con i gas di scarico.
Maggiore è la differenza tra la concentrazione dell’ossigeno interno ed esterno, maggiore è la corrente prodotta.
Per cui quando la carburazione è magra e nel gas di scarico c’è tanto ossigeno rimasto dalla combustione il voltaggio della sonda è basso prossimo allo zero. Quando la carburazione è grassa, e nei gas di scarico di ossigeno ce ne è poco, la differenza di concentrazione dell’ossigeno con l’aria atmosferica è grande, quindi gli elettrodi della sonda generano una tensione elevata, di valore massimo 1 volts. Per cui in sintesi: 0 volts -> carburazione magra; 1 volts -> carburazione grassa.
La centralina (ECU) della vettura fa continuamente questo lavoro, sente che la carburazione è magra(voltaggio prossimo allo zero)ed allora ingrassa, dopo sente che la carburazione è grassa(voltaggio prossimo a 1 volts) ed allora smagrisce. E cosi con una frequenza di 2-3 volte al secondo.
Per funzionare al meglio (o meglio per funzionare) la sonda allo zirconio deve lavorare a temperature di 300-400 gradi. Per ridurre il tempo di attesa di entrata in temperatura e mantenerla costante, nonostante le variazioni termiche create dall’esercizio del motore, la sonda è dotata di un riscaldatore elettrico formata da una resistenza.
Quanto prima la sonda si scalda, quanto prima inizia a lavorare, quanto prima inizia a ridurre le emissioni nocive.
Come è fatta la sonda lambda della Niva?
La sonda lambda della niva Mpi(quella prima del catalizzatore) è una specie di grosso bullone(chiave del 24) avvitata sul tubo di scarico prima del catalizzatore. Ha 4 fili. Due fili bianchi, che sono i fili per la resistenza del riscaldatore della sonda, un filo grigio che è la massa ed un filo nero che è il segnale emesso dalla sonda.
La Spi è uguale alla sonda della Mpi solo che ha i colori dei fili diversi (due fili marroni che sono per il riscaldatore e corrispondono ai due fili bianchi, un filo viola che è il segnale ed è uguale al filo nero, un filo beige che è la massa ed è uguale al filo grigio).
Tenendo conto di questa corrispondenza tra fili:
bianco -> marrone
bianco -> marrone
nero -> viola
grigio -> beige
le due sonde, per la Mpi e Spi sono perfettamente compatibili ed interscambiabili.
Controllo della sonda lambda.
Il massimo sarebbe avere lo strumento NTS della Lada.
Ma basta anche il solito scanner da OBDII.
Selezionata la sonda lambda precatalizzatore, in genere segnata come sensore banco 1 posizione 1, vedere come oscilla, ovvero che tensione da. In genere oscilla tra 0.2 <-> 0-8 volts con una frequenza di circa 2-3 volte al secondo.
Se la sonda non oscilla e rimane costante a 0.4 <-> 0.5 volts oppure si pianta stabile a 0 volts oppure a 1 volts è segno che la sonda è andata.
Con la vettura in marcia la sonda deve segnare 0 volts nei rilasci per balzare a 0,8 volts negli affondi.
Se non fa nulla di tutto ciò vuol dire che la sonda non funziona.
Molti scanner da OBDII(direi tutti) hanno anche la funzione di diagnosi della sonda e la misura dei parametri e le specifiche vengono controllate in automatico. Finita la diagnosi, ovvero pochi secondi, lo strumento dice se la sonda va bene o va male.
Ma un controllo visivo diretto di come oscilla la sonda è più professionale.
Leggermente più difficile vedere come funziona il riscaldatore della sonda.
In genere basta vedere il valore della resistenza del riscaldatore.
Con il suo strumento NTS Lada è un valore visibile sullo schermo, lo strumento OBDII non contempla questa misura.
Come fare?
Basta staccare la spina della sonda lambda e con un tester da elettronica controllare, a sonda calda, che tra i fili bianchi ci sia una resistenza di 8-13 Ohm.
ATTENZIONE ALLE SCOTTATURE QUANDO SI FA QUESTA PROVA.
Per cui meglio lo strumento NTS Lada.
In ogni caso bisogna anche dire che è una diagnosi secondaria, perchè se la sonda funziona male poco importa se è colpa degli elettrodi di platino o del riscaldatore. Non essendo smontabile e quindi riparabile la sonda va cambiata in toto.
Cosa danneggia la sonda lambda.
La sonda lambda è uno strumento abbastanza delicato.
Per primo la sonda può essere danneggiata da colpi ed urti che rompano la parte in zirconio e l’involucro della sonda.
Per cui male non fa maneggiarla con prudenza evitando che cada per terra.
Seconda cosa pericolosa per la sonda sono gli inquinanti chimici.
Gli elettrodi di platino e la parte in zirconio male tollerano i metalli pesanti per cui la benzina con il piombo tetraetile(la vecchia super per fortuna non più disponibile al distributore) mette fuori uso la sonda in poco tempo rivestendo l’elettrodo di platino di una patina di piombo.
Si dice che la sonda è avvelenata.
Stessa cosa fanno i sigillanti al silicone(se non specificatamente studiati e che riportano sulla confezione che non danneggiano la sonda).
Attenzione anche al liquido di raffreddamento che in caso di rottura della guarnizione della testata può finire nel tubo di scarico.
Perdite importanti di olio dai segmenti, dalle guide valvole etc possono sporcare la sonda ostruendo con depositi carboniosi le feritoie che fanno passare il gas verso l’interno della sonda dove sono gli elettrodi di platino.
Per ultimo ricordarsi, quando si monta la sonda, di stringerla poco. Altrimenti con l’uso, il calore dei gas di scarico e la ruggine, si salda nella sede nella quale è avvitata(ovvero grippa la filettatura) e diventa impossibile svitarla. Nessun problema per i contatti elettrici in quanto la sonda a 4 fili possiede già di suo le masse(uno dei fili bianchi è la massa del riscaldatore, il filo grigio è la massa degli elettrodi di platino) e quindi non ha bisogno di essere stretta molto per fare massa. Fine di questa chiacchierata sulle sonde lambda, rimane l’amarezza di aver trattato un argomento vasto come questo con la superficialità di uno che interrogato dopo aver letto un trattato sulla Seconda Guerra Mondiale risponda solo che parla di gente che sparava, consola invero un pochino il fatto che nessuno scrivendo sia riuscito a descrivere il sapore del gelato di crema.

Oggi parliamo di……Knock Sensor

di Alessandro Ancarani

Nella NIVA Mpi il Knock Sensor ovvero il “sensore battito in testa” è, visivamente, una specie di grosso bottone, avvitato sul monoblocco lato collettore di scarico ed alimentato con due fili.
E’ un sensore piezoelettrico che genera un impulso quando percepisce una vibrazione di una certa frequenza.
Questa frequenza è quella di una pre accensione o battito in testa.
Torniamo alle origini.
Per funzionare al meglio, il motore necessita che la miscela aria/benzina venga incendiata PRIMA del punto morto superiore perchè, considerando il tempo di latenza tra accensione e vera e propria combustione, passa un po’ di tempo.
La accensione avviene alcuni gradi di rotazione dell’albero motore prima del punto morto superiore al fine di evere la massima combustione quando il pistone inizia la fase discendente. Se l’accensione avviene troppo presto la combustione avviene prima che il pistone sia al punto morto superiore creando una contropressione che contrasta con il moto del pistone.
Questa preaccensione è il battito in testa.
Cosa dannosissima perchè genera delle pressione elevatissime e delle temperature non previste per l’ottimale funzionamento del motore.
Viceversa se l’accensione avviene troppo tardi si rischia che il pistone sia già molto oltre il punto morto superiore ovvero sia in basso nel cilindro con l’inevitabile conseguenza che l’energia viene sfruttata male, al limite si apre la valvola di scarico prima che il gas sia completamente espanso e l’energia se ne va per lo scarico. L’ottimale è quando la miscela aria benzina brucia in maniera tale da scaricare tutta l’energia sul pistone cosa che non avviene se la miscela si incendia o troppo presto(battito in testa) o troppo tardi.
Questo problema è sempre stato molto sentito in campo motoristico.
Agli arbori dell’automobile la variazione dell’anticipo avveniva manualmente. Se si guardano i vecchi film con Stanlio ed Ollio si vede che in mezzo al volante c’è una specie di levetta. Quella levetta serviva per variare l’anticipo. Il guidatore ad orecchio aumentava o diminuiva l’anticipo secondo i giri del motore o lo sforzo(salita o discesa).
Che non era certo una comodità. Immaginate di affrontare una curva e oltre a frenare, curvare e scalare le marce, dover variare l’anticipo!!
In seguito, per migliorare le cose, lo spinterogeno fu dotato di un sistema automatico costituito da un polmoncino con una membrana che, in funzione della depressione del collettore di aspirazione, variava, con una serie di leveraggi, la posizione delle puntine rispetto alla camma dello spinterogeno. Sistema in uso fino a poco tempo fa sulle vetture a carburatore, compresa la Niva 1600.
Ma il meccanismo è poco preciso. Le membrane del polmoncino si possono rompere, i leveraggi si possono usurare ed acquisire del gioco, e poi la depressione del collettore non è uno strumento preciso per determinare la reale richiesta di potenza del motore e del suo regime di rotazione.
Per potere contenere le emissioni e ridurre i consumi sono nate le centraline elettroniche che tra le varie funzioni, come calcolare la benzina da bruciare e la sua miscelazione con l’aria, calcolano anche al meglio il grado di anticipo della accensione della miscela aria/benzina.
Come fa la centralina a calcolare il grado di anticipo?
Usando una mappa simile a quella dell’iniezione benzina. La centralina sa che a un dato regime di rotazione ed una data aspirazione di aria deve anticipare l’accensione di un tot di gradi. Ma siccome la composizione della benzina può non essere sempre uguale, come la sua miscelazione con l’aria, dopo aver stimato i gradi di anticipo controlla se questi gradi sono giusti.
E lo fa con il sensore battito in testa o Knock Sensor.
Ad ogni battito in testa viene generata un onda d’urto di una determinata frequenza che fa vibrare il cristallo piezoelettrico del sensore che a sua volta genera un impulso che viene registrato dalla centralina. Se la centralina sente che il motore batte in testa riduce i gradi di anticipo.
Anzi fa meglio. Impostato un grado di anticipo approssimativo in funzione dell’utilizzo del motore, la centralina comincia ad anticipare l’accensione finchè non sente che il motore inizia a battere in testa. A questo punto diminuisce l’anticipo finchè il battito anomalo scompare. A questo punto riinizia ad anticipare finchè non ricompaiono i battiti e cosi via.
La centralina ininterrottamente anticipa, sente i battiti in testa, riduce l’anticipo, i battiti scompaiono, ritorna ad anticipare e cosi all’infinito.
In questa maniera il grado di anticipo è sempre ottimale.
Ovviamente i battiti in testa del motore sono pochi e di piccola entità tanto che il guidatore neanche se ne accorge, ma la centralina attraverso il sensore di battito(Knock Sensor)se ne accorge benissimo e si regola di conseguenza.
Il Knock Sensor è per l’accensione quello che è la sonda lambda per la qualità della combustione.
Ora appare ovvio che se il Knock Sensor funziona male l’anticipo non viene regolato bene. E’ chiaro che, come detto sopra, se il Knock Sensor funziona male la centralina usa una mappatura base di anticipo per cui si avvicina abbastanza bene ai gradi di anticipo richiesti, ma non sarà mai precisa come con il sensore di battito funzionante ed efficiente.
Quindi il sensore battito in testa anche se non fa fermare la vettura è uno strumento essenziale per avere il massimo rendimento del motore, emissioni contenute e consumi ridotti.
Come diagnosticare il Knock Sensor.
Purtroppo la diagnosi del Knock Sensor non è possibile con strumenti standard come lo scanner da OBDII.
E’ necessario lo strumento originale NTS della LADA.
L’unica attenzione è che se si accende la spia MIL a forma di motore ed alla diagnosi viene riportato il famelico errore P0327 (Knock Sensor, Low Input) oppure il P0328 (Knock Sensor, High Input) bisogna intervenire e cambiare il sensore.
L’unica consolazione è che il Knock Sensor è un sensore abbastanza robusto ed il suo malfunzionamento è un guasto abbastanza raro; salvo problemi sulla spina del connettore che però è anche lei è abbastanza robusta.
Viva il Knock Sensor, potenza a volontà (si fa per dire) e bassi consumi.

Oggi parliamo di……MAF.

di Alessandro Ancarani

A volte nei vari forum sulla Niva appaiono messaggi disperati di nivisti possessori della Mpi che lamentano perdita di potenza della vettura con riduzione della ripresa, della velocità massima, aumento dei consumi etc etc.
Escluse le solite semplici cause come testata bruciata, cavi e candele andati, iniettori sporchi ed intasati ad un certo punto bisogna pensare anche alla elettronica della Mpi, specie se corredata dalla spia MIL accesa che dopo diagnosi accurata riporta il famelico errore “P0102 Mass Air Flow, Signal Low” oppure “P0103 Mass Air Flow, Signal High”.
Che cosa è successo?
Che si è guastato il MAF.
Il MAF (Mass Air Flow) è il misuratore dell’aria aspirata.
Torniamo alle origini.
Nelle vecchie vetture a carburatore l’aria passava attraverso il tubo Venturi del carburatore, generava una depressione ed aspirava la benzina. Più aria passava, più depressione si creava, più benzina veniva aspirata e miscelata all’aria.
Il sistema in sè non è male, visto peraltro che è stato usato per decenni sui motori benzina aspirati.
Ma questo sistema ha una precisione bassissima, un po’ come rettificare un cilindro o spianare una testata usando come strumento di misura un metro da sarta.
Le vetture moderne ad iniezione, per ridurre le emissioni inquinanti, migliorare le prestazioni e consumi devono usare strumenti più precisi.
Ovvero i misuratori dell’aria aspirata.
Grosso modo esistono due sistemi di controllo dell’aria: il misuratore a depressione(il debimetro) ed il MAF.
Il misuratore della depressione misura appunto la depressione nel collettore di aspirazione. Conoscendo il diametro del collettore e la depressione si può calcolare la portata dell’aria.
Ma anche questo sistema ha dei limiti, uno fra tutti, ma ce ne sono molti altri, il fatto che non misura la densità dell’aria per cui tra il livello del mare e l’alta montagna si creano difetti di misurazione.
Il problema è stato risolto adottando il MAF.
Di MAF ne esistono indicativamente tre tipi:
* il Vane Air Flow
* il Karmen Vortex Air Flow Meter
* i misuratori a filo caldo
Il primo è un misuratore d’aria basato su un principio abbastanza semplice.
Nel collettore di aspirazione è montata una specie di paletta con una molla. L’aria passa, sposta la paletta a seconda del suo flusso, questa deviazione viene misurata con un potenziometro incernierato sulla paletta.
Funziona ne più e ne meno come il volume delle vecchie radio. Più giro la manopola più il volume della radio sale. Più la paletta si apre più gira il potenziometro maggiore è l’aria misurata.
Sistema non molto preciso.
Il Karmen Vortex Air Flow Meter misura l’aria con un procedimento un po’ più complesso.
L’aria che passa genera un vortice che con un sistema di specchi viene misurato da una fotocellula.
Il sistema ha il difetto di essere piuttosto complicato, di richiedere componenti sofisticati ed in definitiva non è precisissimo.
L’ultimo sistema è quello a filo caldo.
Che è quello che ci interessa perchè, al giorno d’oggi, è il più usato nelle vetture moderne compresa la NIVA Mpi.
Il meccanismo di funzionamento come dice il nome si basa su un filamento mantenuto caldo (circa 120 C°) ed un termometro(termistore) che ne misura la temperatura. Maggiore è l’aria che entra maggiore è il raffreddamento del filamento che richiede maggiore corrente per essere mantenuto caldo. La misurazione di questa corrente indica la massa d’aria in entrata.
Ovviamente esiste anche un misuratore di temperatura dell’aria in entrata perchè dell’aria a -3 C° ha un potere di raffreddamento superiore rispetto a 37-40 C°.
Quest’ultimo parametro è visibile con lo scanner da OBDII che mostra la temperatura dell’aria in entrata.
Guardiamo ora il MAF.
Il MAF si trova appena dopo la scatola del filtro dell’aria. Ha una spina con cinque fili numerati dal 1 al 5.
Le funzioni in genere sono le seguenti:
1- segnale uscita temperatura aria
2- +12 Volt che giunge dalla ECU, ed alimenta lo stadio di potenza del MAF
3- massa
4- + 5 Volt che giunge dalla ECU, ed alimenta la parte digitale del MAF;
5- segnale uscita del MAF che va verso la ECU. Con solo quadro acceso ci sono circa 1 Volt, con motore
in moto al minimo la tensione vale circa 1,90-2,10 Volt mentre in accelerazione al max carico
dovrebbe arrivare fino a 4,25-4,40 Volt.
Per vedere come va il MAF si può misurare la tensione del filo n. 5
Ma è molto più semplice prendere l’insostituibile scanner OBDII e vedere la portata.
Il flusso d’aria ammesso è:
motore al minimo
6.5 -> 11.5 kg/h
ovvero
1.81 -> 3.19 gr/sec
ovvero
media 2.5 gr/sec
Se i valori sono inferiori o superiori(raramente) il MAF funziona male(ovviamente escludendo altre cause meccaniche come il filtro aria pesantemente intasato od uno straccio dimenticato nella scatola filtro aria).
Perchè la vettura va male?
Perchè la ECU(la centralina elettronica della benzina del motore) della NIVA calcola la benzina da iniettare(ovvero il tempo di iniezione in millisecondi) sull’aria che passa.
Il rapporto ottimale aria/benzina è 14,5/1.
Se l’aria che passa è minore la centralina inietta meno benzina.
Immaginiamo che il MAF sia sporco o il filo sia danneggiato, l’aria che passa non raffredda il filamento, la centralina pensa che passi poca aria e manda poca benzina.
E la miscela si smagrisce.
Perchè se l’aria è misurata male non vuole dire che passi poca aria.
A questo punto però la sonda lambda precatalizzatore(quella che controlla la carburazione) avverte la ECU che qualche cosa non torna ovvero la miscela è magra  tenta di ingrassare la miscela aumentando i tempi di iniezione.
Ma, per farla breve,  tutta la questione è un rincorrersi tra ECU, MAF ed iniettori in una gara impari dove ad errori iniziali seguono altri errori e cosi via.
Non solo, ma può succedere anche un guaio più serio.
La centralina ECU usa la sonda lambda solo quando la centralina è in close loop, ovvero durante la marcia diciamo normale.
Negli affondi dell’acceleratore e nei rilasci la centralina va in open loop(ovvero non usa più la sonda per controllare la carburazione).
In rilascio in problema è di lieve entità, ma in accelerazione la centralina usa solo il MAF che essendo guasto non misura la massa d’aria che entra, la centralina pensa che ne entri poca (mentre in realtà ne entra tanta) ed inietta poca benzina.
Risultato. La macchina non tira come dovrebbe, esita, non riprende, ma soprattutto gira con una miscela magrissima che vuol dire gas di scarico roventi e conseguente bruciatura o danno alle valvole di scarico.
Quindi in sintesi il MAF che va male vuol dire macchina pigra e rischio di danni al motore.
Che fare per controllare il MAF?
Controllare ogni tanto, diciamo ogni tagliando, che a motore caldo al minimo lo scanner OBDII misuri da 2.5 a 3 gr/sec di aria e le candele siano di colorito nocciola.
Se l’aria misurata è giusta ma le candele sono chiare o troppo scure vuol dire che il MAF funziona male.
Se il MAF funziona male che fare?
Il massimo sarebbe averne uno di scorta nuovo ed affidabile da montare e vedere cosa succede, ma considerando che il MAF costa parecchie decine di euro, si può provare a pulirlo.
Come si fa a pulirlo?
Si stacca la spina e si smonta il nucleo del MAF agendo sulle viti che lo fissano al condotto(sono due viti TORX a 5 o 6 lobi). Se non si ha una chiave TORX si può provare a prendere le viti con un paio di pinze e girarle fino a svitarle(in genere vengono via abbastanza bene). Si sfila con attenzione il nucleo del MAF e si spruzza la finestrella in cima al nucleo con del disossidante da elettronica.
ATTENZIONE!!! Di disossidanti ne esistono due tipi, uno oleoso ed uno secco. Quando sono asciutti il primo lascia residui oleosi il secondo no. Rigorosamente usare quello secco, pena trovarsi dopo poco con la laminetta del MAF piena di polvere attirata ed incollata dai residui oleosi.
Aspettare che il MAF sia bello asciutto e rimontare il nucleo nella sua sede (usando normali viti autofilettanti così in caso di ulteriori smonatggi e pulizia si impazzisce meno).
Come tocco finale spruzzare un po’ di disossidante anche sulla spina del MAF.
Non sempre funziona, ma spesso funziona, ed è una prova doverosa perchè, come già detto, il MAF costa un bel po’.
Tutto qui. Convivere con il MAF non è impresa improba, basta solo un po’ di attenzione.
Fate respirare bene la vostra auto e lei vi ripagherà con prestazioni esaltanti, consumi contenuti e rispetto dell’ambiente.

Tabella riassuntiva con i valori di serraggio

 

I valori di coppia

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Dettaglio

Filetto

Coppia di serraggio in Nm (kgs.m)

Motore

Perno principale

M10x1 25

68,31-84,38 (6,97-8,61)

Bulloni della pompa di olio

M8

21,66-26,75 (2,21-2,73)

Bulloni Sump

M6

5,10-8,20 (0,50-0,85)

Prigioniero fissaggio coperchio separatore

M8

12,7-20,6 (1,3-2,1)

Dado di fissaggio del coperchio masllootdelitelya

M8

12,7-20,06 (1,3-2,1)

Viti della testata:

M12x1 25

Vedi cap. Motore

Bullone della testa del cilindro

M8

31,36-39,1 (3,2-3,99)

Dado di fissaggio del tubo di aspirazione e collettore di scarico

M8

20,87-25,77 (2,13-2,6)

Bullone dado di cappello di biella

M9x1

43,32-53,51 (4,42-5,4)

Bulloni del volano

M10x1 25

60,95-87,42 (6,22-8,92)

Bullone di fissaggio catena pattino tenditore

M10x1 25

41,2-51,0 (4,2-5,2)

Dado di fissaggio del coperchio della testata

M6

1,96-4,60 (0,20-0,47)

Dado borchie a camme cuscinetto

M8

18,33-22,6 (1,87-2,3)

Bullone della ruota dentata dell’albero a camme

M10x1 25

41,2-51,0 (4,2-5,2)

Bullone pignone albero motore della pompa dell’olio

M10x1 25

41,2-51,0 (4,2-5,2)

Regolazione valvola di dado bullone

M12x1 25

43,3-53,5 (4,42-5,46)

Manicotto a vite di regolazione della valvola

M18x1, 5

83,3-102,9 (8,5-10,5)

Plug

M14x1 25

30,67-39,0 (3,13-3,99)

Vite della pompa dell’acqua

M8

21,66-26,75 (2,21-2,73)

Dado borchie presa camicia di raffreddamento

M8

15,97-22,64 (1,63-2,31)

Dado puleggia dell’albero motore

M20x1, 5

101,3-125,6 (10,3-12,8)

Bullone staffa generatore

M10x1 25

44,1-64,7 (4,5-6,6)

Dado di fissaggio del generatore di staffa di montaggio

M10x1 25

28,63-45,27 (2,86-4,62)

Madreviti sul generatore per le porte staffa.21213

M12x1 25

58,3-72,0 (5,95-7,35)

Dado di fissaggio tensione della cinghia alle porte del generatore. 21213

M10x1 25

28,03-45,27 (2,86-4,62)

Madreviti sul generatore per le porte staffa.21214

M8

21,66-26,75 (2,21-2,73)

Dado di fissaggio tensione della cinghia alle porte del generatore. 21214

M8

21,66-26,75 (2,21-2,73)

Dado staffa di supporto lato dell’unità di potenza

M8

10,4-24,2 (1,1-2,5)

Dado laterale airbag staffa di montaggio a supporto trasversale

M10x1 25

27,4-34,0 (2,8-3,46)

Dado traversa supporto posteriore dell’unità di potenza al corpo

M8

28,3-28,8 (2,38-2,94)

Dado di fissaggio del supporto posteriore dell’unità di potenza al riduttore

M8

28,3-28,8 (2,38-2,94)

Perno d’asse posteriore del propulsore di un cross-

M10x1 25

28,03-45,27 (2,86-4,62)

Frizione

Fissare la piastra di pressione della frizione al volano

M8

19,1-30,91 (1,95-3,15)

Dado-bullone di fissaggio della frizione asse e freno alla staffa

M12x1 25

58,3-72,0 (5,95-7,35)

Dado di fissaggio del cilindro per la staffa di montaggio del pedale della frizione

M8

9,8-15,7 (1,0-1,6)

Dado tubo di collegamento della frizione

M12

24,5-31,4 (2,5-3,2)

Bulloni del cilindro ricevitore della frizione alla campana frizione

M8

15,0-18,6 (1,53-1,9)

Trasmissione

Retromarcia interruttore della luce

M14x1, 5

28,4-45,1 (2,9-4,6)

Bullone del carter della frizione al motore

M12x1 25

53,9-87,2 (5,5-8,9)

Dado di fissaggio della scatola della frizione al cambio

M10x1 25

31,8-51,4 (3,25-5,25)

Dado di fissaggio della scatola della frizione al cambio

M8

15,7-25,5 (1,6-2,6)

Aste di morsetti a bullone

M8

15,7-25,5 (1,6-2,6)

Dado di fissaggio del coperchio posteriore

M8

15,7-25,5 (1,6-2,6)

Dado di montaggio leva caso per la copertura posteriore

M6

11,7-18,6 (1,2-1,9)

Dado di fissaggio del coperchio inferiore

M6

11,7-18,6 (1,2-1,9)

Dado di fissaggio del giunto flessibile flangia all’albero di uscita

M20x1, 0

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Montaggio bullone di serraggio rondelle di fronte cuscinetto albero intermedio

M12x1 25

79,4-98 (8,1-10,0)

Bulloni di montaggio e quinta invertire marcia per l’albero intermedio

M10x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Bullone della forchetta per la marcia asta

M6

11,7-18,6 (1,2-1,9)

Contralbero

Madreviti sul giunto flessibile alle flange

M12x1 25

57,8-71,5 (5,9-7,3)

Caso di montaggio dado della cerniera alla flangia dell’azionamento ripartitore albero

M8

27,4-34,3 (2,8-3,5)

Caso di trasferimento

Dado staffa di fissaggio sull’asse

M10x1 25

26,5-32,3 (2,7-3,3)

Staffa di montaggio Dado a corpo

M8

15,0-18,6 (1,53-1,9)

Dadi di montaggio coprono il caso di trasferimento, asse anteriore carter della trasmissione, che ospita il tachimetro, leva di supporto

M8

14,7-24,5 (1,5-2,5)

Lampada di blocco differenziale interruttore

M16x1, 5

28,4-45 (2,9-4,6)

Bullone della forcella ai programmi di inclusione staminali

M6

11,8-18,6 (1,2-1,9)

Bullone della forcella al differenziale blocco dello stelo

M6

11,7-18,6 (1,2-1,9)

Bullone di fissaggio del tenditore

M10x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Dado che fissa il cuscinetto posteriore dell’albero motore e il cuscinetto posteriore contralbero

M18x1, 5

96-117,6 (9,8-12,0)

Flangia di montaggio noci dell’albero di trasmissione all’albero motore e alberi di trasmissione per gli assi anteriore e posteriore

M16x1, 5

96-117,6 (9,8-12,0)

Driveline

Hex bulloni della flangia alla riduzione flangia albero motore di assali anteriori e posteriori e casi di trasferimento

M8

27,4-34,3 (2,8-3,5)

Assale anteriore

Bullone dell’asse anteriore al motore

M12x1 25

74,5-92 (7,6-9,4)

Dado di ritegno del perno anteriore al motore

M12x1 25

60,8-75 (6,2-7,66)

Dado cuscinetto alloggiamento tappo della cerniera interna

M8x1, 25

19,6-24,5 (2,0-2,5)

Tappo di chiusura del cuscinetto del differenziale

M12x1 25

62,7-75,4 (6,3-7,7)

Bullone del dado di regolazione piastra di bloccaggio

M6x1

3,8-6,2 (0,39-0,63)

Bullone di fissaggio del tenditore

M10x1 25

83,3-102,9 (8,5-10,5)

Assale posteriore

Bullone della scatola ingranaggi per l’asse posteriore

M8

35-43,2 (3,57-4,41)

Cuscinetto differenziale Bolt

M10x1 25

43,3-53,5 (4,42-5,46)

Bullone di fissaggio del tenditore

M10x1 25

83,3-102,9 (8,5-10,5)

Dado di fissaggio della flangia al pignone

M16x1, 5

Vedere il Capitolo Assale posteriore

Bulloni Dado spinta piastra asse portante

M10x1 25

41,6-51,4 (4,25-5,25)

Sterzo

Dado bulloni del carter dello sterzo

M10x1 25

33,3-41,2 (3,4-4,2)

Dado bullone staffa del braccio di rinvio

M10x1 25

33,3-41,2 (3,4-4,2)

Rod perno sferico Dado sterzo *

M14x1, 5

42,1-53 (4,3-5,4)

Dado di fissaggio giunto universale bulloni

M8

22,5-27,4 (2,3-2,8)

Bloccaggio del volante

M16x1, 5

31,4-51 (3,2-5,2)

Dado di fissaggio della staffa piantone dello sterzo per il corpo

M8

15-18,6 (1,53-1,9)

Dado di fissaggio del bipiede

M20x1, 5

199,9-247 (20,4-25,2)

Dado leva di rinvio

M14x1, 5

63,7-102,9 (6,5-10,5)

Impianto frenante

Soffocare tubi di collegamento freni idraulici

M10x1 25

14,7-18,6 (1,5-1,9)

Bypass tubo freno anteriore Bullone

M10x1 25

26,5-32,3 (2,7-3,3)

Dado di fissaggio della pompa freno al corpo dell’amplificatore vuoto

M10x1 25

33,3-41,2 (3,4-4,2)

Dado di fissaggio della custodia al braccio del servo

M10x1 25

33,3-41,2 (3,4-4,2)

Staffa dado vuoto booster e la pedaliera al corpo paratia

M8

22,5-27,4 (2,3-2,8)

Dado-bullone di fissaggio del freno e asse del pedale della frizione alla staffa

M12x1 25

58,3-72,0 (5,95-7,35)

Pinza bulloni di montaggio per il fuso a snodo

M10x1 25

41,6-51,4 (4,25-5,25)

Bullone della ruota posteriore del cilindro di scudo del freno

M6

11,8-18,6 (1,2-1,9)

Bolt Guscio del supporto del cavo del freno a mano a scudo del freno

M6

11,8-18,6 (1,2-1,9)

Bullone del regolatore di pressione del freno posteriore al corpo staffa

M8

22,5-27,4 (2,3-2,8)

La sospensione anteriore

Dado traversa inferiore a corpo laterale

M12x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Dado bullone superiore laterale traversa-a-corpo

M12x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Dado staffa corso del buffer di una release alla croce

M10x1 25

27,4-34 (2,8-3,46)

Madreviti sull’asse del braccio

M12x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Dado asse del braccio

M14x1, 5

63,7-102,9 (6,5-10,5)

Dado di fissaggio della estremità superiore dell’ammortizzatore

M10x1 25

27,4-34 (2,8-3,46)

Madreviti sulla estremità inferiore di ammortizzatore

M10x1 25

27,4-34,0 (2,8-3,46)

Cuscinetto del mozzo anteriore Dado

M18x1, 5

Vedere la sospensione anteriore

Dado di fissaggio della barra antirollio

M8

15-18,6 (1,53-1,9)

Dado di fissaggio del giunto sferico per il fuso a snodo

M14x1, 5

83,3-102,9 (8,5-10,5)

Madreviti sulla sfera al braccio

M8

20,6-25,75 (2,1-2,63)

Montaggio tratto bullone a traversa

M12x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Montaggio estensioni dado per il corpo

M16x1, 5

104,9-169,5 (10,7-17,3)

Dado dell’asse del braccio inferiore

M16x1.5

114,7-185,2 (11,7-18,9)

Bulloni dado sostegno delle molle a tazza al braccio inferiore

M10x1 25

50-61,7 (5,1-6,3)

Dado ruota

M12x1 25

62,4-77,1 (6,37-7,87)

Bulloni dado alla snodo nocca

M12x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Sospensione posteriore

Shock absorber montaggio dado bullone

M12x1 25

38,2-61,7 (3,9-6,3)

Dadi e bulloni di fissaggio delle barre trasversali e longitudinali

M12x1 25

66,6-82,3 (6,8-8,4)

Cambio Olio ponti e riduttore

Cari amici nivisti, mi sembrava utile scrivere una piccola guida per il cambio olio ai ponti anteriore, posteriore e differenziale.

L’operazione non è difficile, solo un po’ scomoda per chi non ha il ponte o le pedane, ma comunque assolutamente alla portata di tutti.

Per prima cosa: ogni quanto va cambiato l’olio? Consigliamo di sostituirlo ogni 30.000 km, controllo del livello ed eventuale rabbocco ogni 10.000 km.

Quale olio usare?

Riduttore:

80W90 GL4/GL5 o in alternativa

75W90 GL4/GL5

quantità 0,75 L.

Differenziale anteriore

80W90 GL4/GL5 o in alternativa

90W140 GL4/GL5

quantità 1,15 L.

Differenziale posteriore:

80W90 GL4/GL5 o in alternativa

90W140 GL4/GL5

quantità 1,3 L.

Nella seguenti immagini sono indicate le posizioni dei tappi di introduzione e scarico:

RIDUTTORE

Usare la chiave a brugola del 12 per svitare il tappo di scarico olio

Usare la chiave a brugola del 12 per svitare il tappo di introduzione olio

DIFFERENZIALE ANTERIORE

Usare la chiave a brugola del 12 per svitare il tappo di scarico olio

Usare la chiave del 17 per svitare il tappo di introduzione olio

DIFFERENZIALE POSTERIORE

Usare la chiave a brugola del 12 per svitare il tappo di scarico olio

Usare la chiave a brugola del 12 per svitare il tappo di introduzione olio

AVVERTENZE:

Se i differenziali anteriore e posteriore risultano particolarmente rumorosi, utilizzare le gradazioni 90w140 per il cambio. L’olio di tale gradazione, essendo molto denso, è particolarmente indicato per i differenziali, i cui ingranaggi girano lentamente, diminuendone la rumorosità.

Per il riduttore si consiglia di utilizzare ESCLUSIVAMENTE la gradazione 80w90 o 75W90 in quanto i suoi ingranaggi, al contario di quelli dei differenziali, girano molto velocemente e con un olio denso come il 90W140 diventerebbero roventi!!

Per il riempimento consigliamo di utilizzare una siringa per olio di 0,5L con prolunga flessibile di almeno 20 cm; questo facilta l’introduzione dell’olio specialmente sul differenziale anteriore che è il più scomodo da raggiungere lavorando da sotto senza ponte.

NEL DIFFERENZIALE POSTERIORE NON INSERIRE MAI UNA QUANTITA’ DI OLIO MAGGIORE DI QUELLA INDICATA, OVVERO 1,3 L IN QUANTO L’OLIO IN ECCESSO POTREBBE FINIRE SUI FRENI CON OVVIE CONSEGUENZE!!!

Tempistiche di esecuzione: dai 45 minuti ad 1 ora comprensivi di scarico olio e rabbocco.

Articolo scritto da : Luca Ioris

 

Oggi parliamo di …… salvavalvole.

di Alessandro Ancarani

E’ cosa ormai nota ai più, molti per sfortunata esperienza personale, che i carburanti gassosi(GPL e METANO) agiscono negativamente sulle valvole del motore.
I danni più frequenti sono la bruciatura di una o più valvole o il rapido consumo delle sedi che alla fine portano ad una imperfetta tenuta della compressione.
Le cause, in sintesi, sono dovute ad una maggiore temperatura nella camera di combustione ed ad una minore capacità lubrificante del gas.
Queste caratteristiche dannose sono tanto più evidenti quanto più si sollecita il motore o con motori particolari.
Infatti non tutti i motori sono sensibili in eguale maniera all’effetto stressante del gas.
In primo luogo i motori moderni, a 16 valvole, che hanno regimi di rotazione elevati.
Poi sono anche determinanti le sedi delle valvole.
I motori moderni, con testata in alluminio, spesso hanno le sedi in materiale morbido abbastanza aggredibile dalla maggiore sollecitazione creata dal carburante gassoso.
Cosa fare quando si trasforma una vettura con alimentazione a benzina convertita a gas?
Per primo passare a benzina ogni qual volta ci si trova in una situazione dove si chiede al motore una prestazione sofferta come marcia a pieno carico in salità o tratti di strada percorsi a velocità sostenuta.
In secondo luogo impostare l’impianto a gas affinchè, quando lo stress diventa eccessivo, inietti un po’ di benzina per raffreddare e lubrificare le valvole.
Per terzo usare un liquido protettivo delle valvole.
Per quarto cambiare le sedi valvole con altre in acciaio sinterizzato di maggiore resistenza e durata.
Questa utima risoluzione è forse la migliore, ma è anche la più costosa essendo richiesto lo smontaggio della testata ed un lungo lavoro di fresatura e posa a caldo di sedi opportune.
Come alternativa fattibile ed affrontabile dal punto di vista economico è l’uso di liquidi appositamente studiati per ovviare al problema valvole.
Questi liquidi non sono altro che additivi, simili a quelli che già vengono aggiunti alla benzina verde, che cercano di modificare il gas ed avere prestazioni paragonabili alla benzina.
I più noti sono il FLASHLUBE, il JLM ed il liquido specifico per impianti PRINS oltre ad altri meno conosciuti.
Come funzionano, risultati e limiti operativi.
Questi liquidi non sono miscelabili direttamente al gas.
Per il metano la cosa è ovvia, essendo quest’ultimo sempre in fase gassosa(anche a 200 atm)appare evidente la imiscibilità dei due elementi anche perchè introdurre l’additivo in una bombola a 200 atm non è cosa immediata.
Per il GPL la cosa è teoricamente possibile, essendo tutti e due liquidi ed essendo miscibili tra loro, ma in pratica non è attuabile perchè quando la miscela GPL-additivo arriva al riduttore di pressione(polmone) si separerebbero di nuovo passando il GPL alla fase gassosa, cosa impossibile per l’additivo, che si depositerebbe ed imbratterebbe senza rimedio il riduttore stesso o al limite, se mai riuscisse a raggiungerli, gli iniettori del GPL.
In questo caso l’additivo deve essere iniettato separatamente nel motore.
Per fare questo si sfrutta la depressione che si crea nel condotto di aspirazione.
I motori a benzina modulano la potenza erogata limitando il libero accesso dell’aria al motore utilizzando una specie di rubinetto, la farfalla del corpo farfallato, che parzializza l’entrata dell’aria.
Questo, in pratica significa che nel collettore di aspirazione è sempre presente una depressione che varia con la richiesta di potenza erogata.
Al minimo quando la farfalla è chiusa si ha il massimo di depressione che cala man mano che la farfalla si apre fino al regime di massima richiesta dove la depressione cala quasi fino a zero.
Gli apparecchi dispensatrici di salvavalvole funzionano proprio in virtù di questa depressione.
Questi apparecchietti assomigliano a delle fleboclisi collegate al motore tramite un foro ed un ugello posto dopo la farfalla.
La depressione aspira il liquido salvavalvole che viene regolato da una specie di rubinetto che ne regola il flusso.
Quale è il limite di tutta la faccenda?
E’ che il flusso maggiore di liquido si ha al minimo quando la depressione è massima e cala progressivamente, riducendosi praticamente a zero, quando la farfalla è aperta ovvero nei momenti di massimo sforzo del motore.
Questo è un problema serio perchè l’azione protettiva manca proprio quando ce ne è più bisogno.
E’ anche vero che parte dell’additivo ristagna nei condotti di aspirazione e viene aspirato anche quando l’erogatore di liquido non intoduce niente causa mancanza di depressione.
Ma la soluzione non è mai ottimale.
Per ovviare a questo problema i costruttori di sistema salvavalvole hanno iniziato a produrre iniettori elettronici”intelligenti”.
Cosa sono. In pratica sono delle pompette elettriche che iniettano con pressione positiva il liquido salvavalvole anche quando nel collettore non c’è depressione. Per inciso esistono dei motori particolari, come i cosidetti VALVETRONIC, che non hanno nessuna farfalla parzializzatrice del flusso d’aria che viene regolato in più o in meno agendo sull’alzata delle valvole modificando la posizione dell’albero a cammes. Per questi motori, dove nel collettore non c’è mai depressione,  è tassativo l’uso dell’iniettore elettronico di salvavalvole.
Come funzionano gli apparecchi elettronici.
Il liquido salvavalvole, come abbiamo già detto, viene prelevato dal suo specifico serbatoio e viene iniettato nel collettore da una speciale pompetta. Questa è una sorta di centralina che prende il segnale degli iniettori benzina(ne basta uno a piacere) e calcola quanto liquido introdurre nel collettore di aspirazione.
Il sistema funziona abbastanza bene perchè il liquido viene introdotto secondo le reali richieste del motore e nelle giuste proporzioni con il carburante.
L’unica controindicazione è il costo dell’apparecchio che in genere è di un paio di centinaia di euro(dati assolutamente approssimativi ma che servono a far capire che non costano pochi euro).
Alcuni, come quello PRINS, si integra perfettamente, perchè progettato apposta, con la centralina di controllo del GPL(ovviamente di marca PRINS) raggiungendo gradi di precisione veramente interessanti.
Quanto è il costo di esercizio del liquido salvavalvole?
Il costo di un litro di Flashlube varia a secondo di dove si compra (ricambista, installatore di impianti GPL, Internet etc) ma diciamo, per dare una idea di massima, sui 15-20 euro al litro.
Con un litro di salvavalvole si trattano teoricamente 1000 litri di carburante che vuol dire 1.5-2 centesimi al litro di GPL, ovvero una cifra abbordabile.
Ma funzionano davvero?
I pareri sono diversi ma in linea di massima tutti sono daccordo sul fatto che effettivamente l’uso dei salvavalvole riduce lo stress delle valvole stesse e si riduce significativamente il problema del consumo delle sedi delle valvole. L’uso degli additivi salvavalvole è possibile anche con le vetture a carburatore o ad iniezione single point, ovviamente non sono utilizzabili le pompette elettroniche mancando la centralina benzina o non essendo possibile avere un segnale di iniezione necessario per il funzionamento della pompetta stessa.
Ovviamente il liquido salvavalvole non esclude alcune accortezze, come una guida più attenta in situazioni di sforzo notevole del motore che va comunque evitato, specie per lunghi periodi.
Come del resto dovrebbe avvenire sempre, GPL o meno, per la propria ed altrui sicurezza.

Sostituzione olio cambio: la tecnica dell’Overfill – 2° metodo

di : Riccardo Altamura

Molti di voi si sono interrogati se poteva esistere un altro metodo su come eseguire l’overfill nel cambio della Niva 4X4 a 5 marce, evitando però di intervenire smontando la leva del cambio dall’interno della vettura.

Ebbene, un altro sistema esiste, è altrettanto efficace e soprattutto meno invasivo, anche se per certi aspetti risulta un po’ più lungo nella sua esecuzione.

Incominciamo con l’elencare gli attrezzi necessari :

1 CHIAVE A CRICCHETTO DEL 17
1 CHIAVE A BRUGOLA DEL 12
1 SIRINGONA (con tubicino in gomma come prolunga)
1 CARAFFA IN PLASTICA CON TACCHE INDICANTI I LITRI
4 PEDANE IN LEGNO AUTOCOSTRUITE (ma non indispensabili)

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Per prima cosa predisporre la vettura in piano, se non siete smilzi, e preferite lavorare più comodamente, sollevate l’auto da terra mettendola con le 4 ruote su delle pedane in legno autocostruite, facili da costruire e, vedrete, utili in tante occasioni.

Per costruirle basta acquistare una trave in legno di 3 metri con sezione quadrata di 20 x 20 cm., tagliatela per la lunghezza in quattro parti uguali (75 cm. di lunghezza per ogni parte). Successivamente, segnate, con una matita, sulla trave una misura di 30cm., sempre con la matita e righello, tracciate la diagonale che da quel punto va allo spigolo, in modo da ottenere un trapezio rettangolo, avente come base minore 45 cm. e base maggiore 75cm.

Adesso con una motosega, andate a tagliare la trave lungo quella diagonale, cercando di mantenere la lama della motosega la più perpendicolare possibile con la faccia della trave stessa. Ripetete l’operazione per tutte le altre 3 sezioni.

A questo punto avrete ottenuto le quattro pedane alte 20 cm. come da figura sottostante:

Rampe in legno

Per dare maggiore grip agli pneumatici, in modo che non scivolino durante la salita, sarebbe meglio incollare, e successivamente affrancare con delle viti autofilettanti per legno, delle coperture in gomma o soluzioni analoghe.

Durante la salita su queste pedane, inserite l’innesto delle ridotte in modo che la vostra Niva ci salga senza problemi e la frizione, inoltre, vi ringrazierà.

Mettetevi sotto la vostra auto e svuotate la scatola del cambio svitando con la chiave a brugola del 12 il dado che si trova sotto di essa (vedi figura), raccogliendo tutto l’olio vecchio all’interno di una bacinella.

 Tappo scarico olio scatola del cambio

A svuotamento completato, richiudete bene il foro di scarico rimettendoci il tappo a vite, prendete la chiave a cricchetto del 17 e svitate il dado che si trova sul lato sinistro della stessa scatola del cambio, questa operazione non è comodissima, a causa della vicinanza dell’albero di trasmissione al cambio stesso, ma l’uso della chiave a cricchetto aiuta molto.

Chiave del 17 a cricchetto

Una volta levato il tappo, mettete nella caraffa graduata 1,35 l. di olio (del tipo già indicato nel precedente articolo), successivamente aspiratelo un po’ alla volta, utilizzando la “siringona”, e inserite l’olio nell’imbocco della scatola del cambio, una volta messo tutto l’olio, rimettete il tappo e chiudete.

A questo punto, se avete utilizzato le rampe di legno, salite in macchina, mettete in moto, ingranate la retromarcia e fate scendere lentamente l’auto a terra.

Ora è giunto il momento di eseguire l’overfill e lo facciamo mettendo l’auto inclinata su un fianco, se avete le pedane mettete le pedane sotto le ruote del lato sinistro, a destra invece non si devono mettere, lasciando le ruote appoggiate a terra.

Appena salirete sulle pedane, l’auto si inclinerà portando così il tappo del rabbocco ad una posizione più alta di circa 10 cm., sufficienti per riuscire ad inserire circa 0,5 litri di olio in più nella scatola del cambio.

Niva su rampe inclinate

Di nuovo, scendete dall’ auto, mettetevi sdraiati sotto e ripetete l’operazione detta sopra per inserire ulteriore olio nel cambio.

Appena vedete che l’olio incomincia a strasbordare dal foro di riempimento, velocemente rimettete il tappo e chiudete bene, a questo punto l’operazione è finita.

Se non disponete di pedane, o similari, potete eseguire ugualmente questo procedimento mettendo l’auto di traverso su una strada abbastanza inclinata (tipo rampa del box) e, anche se non sarà molto comodo, riuscirete comunque ad effettuare il vostro overfill.

N.B.: Ogni volta che effettuate un’operazione di cambio olio, sia esso del motore che degli organi di trasmissione, è buona norma recuperare tutto l’olio esausto in un contenitore tipo tanica grande di plastica. Una volta che questa sarà piena, portate l’olio presso un centro di raccolta del vostro comune, dove provvederanno al suo recupero. http://www.coou.it/
NON DISPERDETE ASSOLUTAMENTE L’OLIO NELL’AMBIENTE!!!
Ricordatevi che la Terra non è nostra, è viva e ci ospita dandoci tutto quello che ci serve per vivere, senza chiedere nulla in cambio…

Oggi parliamo di…… GPL

di Alessandro Ancarani

Il GPL (ovvero il Gas di Petrolio Liquefatti) è un carburante a basso costo e basso impatto ambientale che in questi ultimi anni ha preso piede prepotentemente grazie ad una maggiore coscienza ed attenzione verso l’ambiente e soprattutto le tasche(considerando che spesso ci sono, o ci sono stati, contributi per l’installazione dell’impianto, sconti su tasse di circolazione o buoni carburante).
E’ diventata una buona alternativa al diesel specie su percorrenze annue NON da taxista.
Ma la Niva(specie le ultime dal 2002 in poi cioè le Mpi) si presta ad essere trasformata a GPL?
Assolutamente si.
E vediamo perchè.
Con la bombola sotto il pianale del baule non si perde spazio per i bagagli(come succederebbe se si montasse la bombola cilindrica nel bagagliaio) e non si deve rinunciare alla ruota di scorta(come succederebbe se, come accade per altre vetture, si montasse la bombola, toroidale, nel vano ruota di scorta). Che per un fuoristrada non è male, perchè squarciare un pneumatico su un sasso in cima ad una montagna non è cosa piacevole e crea diffiicoltà maggiori rispetto ad una foratura in centro città dove i carriattrezzi, magari carichi di vetture rimosse per sosta vietata(mannaggia!!) sono più numerosi dei piccioni.
Con una bombola da 60 litri nominali(48 litri effettivi di carica) si fanno circa 400 kilometri, il chè assicura una discreta autonomia.
Montare il tubo di scarico laterale, operazione necessaria perchè il serbatoio cilindrico occupa lo spazio del silenziatore finale originale, non incide se non in maniera marginale sulla mobilità della vettura, a meno che non si voglia fare dei numeri da circo equestre.
Il motore della Niva è un 8 valvole che, senza entrare nei dettagli profondi, è una configurazione che si presta bene alla trasformazione.
L’impianto si monta con relativa facilità e l’elettronica della Niva è abbastanza tollerante verso l’elettronica del GPL.
Le Mpi hanno le punterie idrauliche che recuperano automaticamente il gioco delle valvole.
Detto cosi la faccenda è poco chiara.
Spiego meglio.
Uno dei limiti principali del GPL, ma anche del metano, è che ha una capacità intrinseca di lubrificazione minore ed una temperatura di combustione maggiore rispetto alla benzina.
Questo si concretizza in una maggiore usura delle sedi delle valvole che porta alla necessità di registrare le valvole con maggiore frequenza rispetto alla marcia a benzina, pena l’impuntamento della valvola sul bilanciere con conseguente mancata chiusura della stessa e successiva bruciatura(e dopo sono dolori).
Con le punterie idrauliche questo rischio scompare, o si riduce al minimo, mantenendo la punteria idraulica un gioco costante nel tempo tra stelo valvola e punteria.
Molti a questo punto storceranno il naso.
Ma questo problema non è solo della Niva, che anzi è relativamente resistente al problema, ma di tutte le vetture moderne, specie se 16 valvole e soprattutto giapponesi (non entro nei particolari strettamente tecnici ma le vetture giapponesi per mantenere un adeguata ermeticità delle valvole senza dover ricorrere a delle molle molto dure montano delle sedi valvole molto morbide che permettono un discreto risparmio energetico risparmiando sul lavoro di compressione di una molla dura ma porta ad una precosissima usura delle sedi stesse).
Ma con una attenta gestione dell’impianto questo problema si riduce praticamente a zero.
Vediamo adesso la tipologia di impianto da montare.
Al momento in commercio esistono due tipi di impianto: gli aspirati e gli impianti a iniezione sequenziale.
Gli aspirati sono quelli in voga da sempre, diciamo da parecchi decenni, e che si montano e montavano sulle vetture a carburatore o Spi(monoiniettore).
Sono costituiti da un diffusore che si monta sopra il carburatore o sotto il monoiniettore Spi e che riempie i collettori di aspirazione di gas.
Gli iniettati sequenziali funzionano come gli iniettori a benzina.
Gli iniettori del GPL si montano a fianco di quelli a benzina ed iniettano il gas solo nella fase di aspirazione e vicino alla valvola di ammissione del cilindro, praticamente lasciando vuoti di gas i collettori di aspirazione.
Negli aspirati, avendo i collettori pieni di gas, basta un minimo incidente(una valvola che sfiata, una fiammata di ritorno) per incendiare il gas nei collettori producendo un sonoro e dannoso ritorno di fiamma.
Questo rischio con gli iniettati non esiste perchè il gas è presente solo in piccola quantità e vicino alla valvola di aspirazione ed il collettore è vuoto. Non essendoci gas nei colletori il rischio di ritorni di fiamma è escluso.
Con la Niva E’ TASSATIVO L’USO DI IMPIANTI AD INIEZIONE SEQUENZIALE.
La niva ha dei collettori di aspirazione molto lunghi e capienti(sono quelle specie di “conchiglioni” attaccati al corpo farfallato) per cui in caso di ritorno di fiamma si fanno dei botti mostruosi che danneggiano il debimetro, la scatola filtro, il corpo farfallato etc con danni ingenti e costosi.
Quindi ribadisco NO IMPIANTI ASPIRATI SULLA NIVA.
Detto questo vediamo quale marche di impianti vanno bene.
FONDAMENTALMENTE TUTTE.
Senza entrare nei nomi specifichi, differenze significative non ce ne sono, utilizzando lo stesso modello tecnologico di iniezione, le differenze sono minime.
La differenza significativa la fa l’installatore perchè se fora male i collettori, sbaglia i cablaggi elettrici e soprattutto regola male la carburazione non c’è marca di impianto che tenga.
Quindi affidarsi ad installatori fidati e di lunga esperienza.
Piccoli segreti per un buon montaggio.
Il riduttore di pressione è meglio montarlo sotto la ruota di scorta nel cofano.
Questo perchè:
primo è relativamente in alto e si evita che il riduttore si riempia di residui oleosi del GPL che scolano e si accumulano nel riduttore(nel gpl commerciale si trovano residui di butilene, lacche, olii etc che tendono ad interferire negativamente con i componenti dell’impianto specie quando il gas da liquido diventa gassoso)
Secondo perchè avendo bisogno di saltuaria manutenzione come la pulizia del filtro fase liquida montato sul riduttore(detto anche polmone) averlo li sotto mano è più comodo che averlo in posizione nascosta e scomoda.
Lo stesso discorso vale per altri interventi sul riduttore.
Il filtro fase gassosa, ovvero quello che si trova sul tubo di mandata tra polmone ed iniettori, sarebbe meglio che fosse più basso del riduttore.
La spiegazione è semplice, essendo più basso del riduttore eventuali depositi oleosi che si accumulano tra filtro e polmone evitano di refluire nel polmone stesso sporcandolo ed alla fine intasandolo.
Gli iniettori vanno montati tra i “conchiglioni” di aspirazione ed il coperchio valvole.
Possibilmente in posizione più verticale possibile.
Anche in questo caso la posizione verticale impedisce il ristagno di residui oleosi.
I collettori di aspirazione vanno forati di fianco agli iniettori benzina con una leggera inclinazione verso le valvole di aspirazione.
I tubetti di raccordo tra iniettori GPL e collettori dovrebbero essere lunghi meno di 12 cm, per non creare troppa latenza tra l’apertura dell’iniettore gas e la fuoriuscita del gas nel collettore. Il che renderebbe l’iniettata non sincrona con la fase di aspirazione. Nulla di grave in se stesso, ma un po di precisione male non fa.
Comunque per ritornare ai residui oleosi la filosofia è questa: fare in modo che si accumulino quanto più possibile dove non possano fare danni.
Cioè il filtro fase gassosa del GPL.
Quindi il filtro deve essere sia più basso del riduttore(polmone) che più basso degli iniettori.
La centralina male non farebbe se venisse montata in quello spazio compreso tra la batteria il il parabrezza(quella specie di tettoia con guarnizione di gomma dove si appoggia il cofano quando si chiude)
Questo perchè così i cablaggi dell’alimentazione  sono corti come pure i cablaggi che vanno agli iniettori benzina ed iniettori GPL.
Oltre ad essere un posto relativamente fresco(o perlomeno meno caldo) non essendo la centralina del GPL amante dei luoghi roventi(come potrebbe essere vicino ai collettori di scarico).
Questo in sintesi il montaggio.
Per quanto riguarda altre piccole finezze vorrei fare presente altre cosette.
Ritorniamo al problema valvole.
Come fare per rispettarle il più possibile?
Prima strategia: quando si affronta una prestazione sofferta(tirata in autostrada, un passo alpino fatto con molta allegria, una roulotte da trainare su per una salita etc)passare la vettura a benzina. Le valvole ringraziano e la spesa della benzina(visto l’uso saltuario) non manda in rovina nessuno.
Seconda strategia: molti impianti, a questo punto direi tutti,  si possono impostare in modo che quando il motore è sotto sforzo venga iniettata anche un po’ di benzina. Per fare un esempio, nella Niva a 4000 giri e pieno carico l’iniettata media è di 18 ms, bisogna impostare la centralina GPL in modo che inietti 9 ms di gas e 9 ms di benzina solo in quelle condizioni. Quando si va piano la centralina inietta solo GPL. Questa strategia si chiama “contributo benzina” ad alti regimi/carico.
In genere i gasisti la conoscono bene questa strategia perchè devono usarla spesso con le vetture moderne a 16 valvole specie se giapponesi.
Terza strategia: l’uso di lubrificanti salva valvole come il Flashlube o il JLM etc etc.
Sono apparecchietti di basso costo diciamo sotto i cento euro montati(ma la cifra dipende molto dal buon cuore dell’impiantista)che, sfruttando la naturale depressione del collettore di aspirazione, introducono nello stesso delle sostanze additive che riducono lo sress delle valvole.
Digressione. Nella benzina verde come antidetonante, lubrificante e detergente c’è il metil-t-butil etere(o MTBE) che ovviamente non c’è nel GPL. Gli additivi salva valvole, come quelli citati, sono in definitiva simili al MTBE.
In pratica si cerca di trasformare il GPL in benzina, almeno dal punto di vista degli additivi.
Poi ci sono i matti che per non rovinare le valvole montano il Flashlube, impostano il contributo benzina ed in salita mandano la moglie fuori a spingere. Ma questi al momento sono la minoranza.
In definitiva la Niva si può mettere a GPL ed il fatto che buona parte degli utenti lo faccia è indice che la cosa è fattibile e conveniente.

Buon risparmio a tutti.